I commercianti genovesi guardano con fiducia all’inizio dei saldi, sulla scorta di un andamento positivo dello shopping natalizio. Anche se, naturalmente, permangono tutte le perplessità della categoria di fronte al proliferare di offerte incontrollate e ad una data che continua ad essere troppo anticipata. Questo, in sintesi, il punto di vista espresso da Francesca Recine, presidente regionale e vicepresidente nazionale Fismo Confesercenti, alla vigilia dei saldi invernali che in Liguria scatteranno, come in quasi tutta Italia, giovedì 5 gennaio.
«I negozi di tradizione chiudono con il segno più il periodo di vendite natalizie, e questo ci induce ad essere ottimisti anche in vista dei saldi, per i quali ci aspettiamo una spesa del 10% maggiore rispetto allo scorso anno. In particolare saranno le città a vocazione turistica, e fra queste sicuramente anche Genova, a beneficiare del primo weekend di vendite ribassate, dati i tanti visitatori annunciati nel weekend della Befana – prevede Recine –. A questo proposito è anche doveroso ringraziare il Comune per avere concesso, anche quest’anno, la gratuità dei parcheggi in Zona Blu il 5, 7 e 14 gennaio»..
Tuttavia le aspettative positive sembrano dipendere più dal trend degli ultimi mesi che non, appunto, dall’effetto-saldi. «Inutile negarlo, stiamo parlando di uno strumento che ha perso molto dell’appeal avuto in passato, e le ragioni sono molteplici – spiega la presidente Fismo -. Innanzitutto ci sono le troppe promozioni, autorizzate e non, praticate dalla grande distribuzione e dai colossi dell’online praticamente in ogni momento dell’anno, che hanno finito con il disinnescare l’effetto-bomba che i saldi avevano un tempo».«Inoltre – prosegue Recine – come andiamo ormai dicendo da anni, una partenza così anticipata, che di fatto arriva all’inizio anziché al termine della stagione, ha finito con lo svuotare di senso quello che era nato come un mezzo a disposizione dei commercianti per svuotare i magazzini dalle rimanenze e che, al tempo stesso, era molto atteso dalla clientela per spuntare degli affari in extremis, acquistando capi che poi sarebbero tornati utili l’anno seguente. Adesso, invece, la maggior parte dei consumatori sono comunque reduci dalle spese affrontate per i regali di Natale, per cui viene meno anche la motivazione a rimettere mano al portafogli dopo così poco tempo».
Marco Gaviglio