Elezioni regionali, l’appello dei piccoli commercianti ai candidati: «Regole e fiscalità speciali, o moriremo»

A pochi giorni dalle elezioni regionali uno dei principali temi a tenere banco è quello del commercio e, in particolare, la sempre più precaria tenuta dei negozi di vicinato. Da Ponente a Levante, quello che si alza dalle delegazioni è un vero e proprio grido di dolore, ed è trasversale la richiesta di misure specifiche per la salvaguardia delle micro-imprese: «Siamo come dei panda, in via d’estinzione» sintetizza con efficacia Rodolfo Bracco, presidente del Civ Sampierdarena, che aggiunge: «Servono leggi ad hoc che tutelino le piccole e piccolissime imprese, serve soprattutto una fiscalità diversa da quella applicata alla grande distribuzione, che tenga conto della nostra specificità».

Proprio la grande distribuzione organizzata è, naturalmente, lo spauracchio che agita il sonno di tutti i commercianti. Ancora Bracco: «Tanto in Comune come in Regione, da anni, si sono avallate politiche che hanno consentito il proliferare indiscriminato dei centri commerciali, ma comunque non è una prerogativa di Bucci e Toti. I problemi vengono da lontano e proprio noi, a Sampierdarena, siamo stati i primi a doverci fare i conti. Mi riferisco naturalmente alla Fiumara, il peccato originale che ormai oltre vent’anni fa ha cambiato le carte in tavola, sdoganando la gdo anche in pieno centro e, con essa, la sottovalutazione del valore del piccolo commercio, di cui oggi paghiamo le conseguenze in termini di depauperamento del tessuto socio-economico».

Alle considerazioni di Bracco, che spera possa venire pubblicato al più presto il bando per l’assegnazione degli spazi nei voltini ferroviari, la cui riqualificazione è stata finanziata con fondi del Pnrr, fanno eco quelle di Andrea Solinas, presidente del Civ Fronte del Porto, a San Teodoro: «È nei quartieri cosiddetti periferici, e non certo dalle strade dello shopping del centro, che si può tastare lo stato di salute di una città: e a Genova la situazione è sconfortante, perché in intere strade le serrande continuano ad abbassarsi lasciando al loro posto il degrado. Anche da noi, purtroppo, le attività storiche continuano a chiudere e in loro vece, quando va bene, aprono negozi etnici o night club, ma molte volte nemmeno quelli, e rimane un buco nero. Al mercato coperto di Di Negro, poi, sono rimasti appena sei operatori, una tristezza: è questo il risultato, un anno e mezzo dopo, dell’apertura dell’Esselunga di San Benigno». Un trend che non viene mitigato in alcun modo nemmeno dal turismo: «I visitatori si concentrano tra centro storico, Porto Antico e via XX Settembre. Qui non vediamo nessuno, e nemmeno i crocieristi, che pure sbarcano proprio davanti ai nostri negozi, portano nulla in termini di giro d’affari, perché mangiano e comprano tutto a bordo delle navi: al massimo, una volta a terra, acquistano qualche bottiglietta d’acqua e un paio di calamite», conclude Solinas.

La situazione non è rosea nemmeno a Certosa, anzi: dopo i complessi anni seguiti al crollo del Ponte Morandi, i disagi più significativi ora sono causati dai lavori per il prolungamento della metropolitana da Brin a Rivarolo. «Gli appartamenti ai primi due piani di via Canepari stanno subendo una riduzione del loro valore, inoltre il cantiere ha ridotto drasticamente le possibilità di parcheggio e per chi viene da fuori la situazione è ancora più complicata», spiega Mauro Puppo, memoria storica del quartiere e titolare di una cartolibreria da oltre cinquant’anni. «Il commercio sta attraversando un momento difficile, e diventa sempre più impegnativo mantenere vive le nostre strade. Noi operatori del Civ facciamo il possibile – continua Puppo – ma ormai persino allestire le luminarie natalizie è diventata una sfida».

Dall’altra parte della città, in Valbisagno, gli umori non cambiano, e ci si concentra sulla tenuta dell’esistente: «Inutile dire come la grande distribuzione abbia picchiato forte anche qui, portando alla chiusura di tantissime attività e modificando, forse per sempre, il volto dei quartieri. Però chi ancora resiste tiene duro, e continua ad offrire ai residenti, soprattutto ai più anziani, ciò che i grandi magazzini non potranno mai dare: l’umanità e il senso di prossimità», sintetizza Dario “Jerry” Pedemonte, storico commerciante di Molassana, che proprio in questi giorni ha celebrato i 31 anni di apertura del suo punto vendita: «Ormai siamo arrivati alla terza generazione di clienti che, se ancora continuano a preferirci agli ipermercati, è proprio per il diverso tipo di approccio che possono trovare. Come noi, poi, a Molassana insistono diverse altre attività di lungo corso e alcune botteghe storiche che, proprio grazie al loro radicamento, ancora tengono duro, ma quanto ancora possono durare? Da questo punto di vista, ad esempio, è fondamentale che il Comune avvii al più presto i lavori per la nuova area verde nella zona dell’ex Architrave, che servirà a mettere in comunicazione i parcheggi di ponte Fleming con via Molassana, facilitando l’accesso ai negozi».

E di accessibilità, però compromessa, parla lo stesso Solinas: «La situazione a San Teodoro è talmente disperata che, il mese prossimo, gira voce chiuderà perfino la filiale Bper ex Carige di via Buozzi, e stessa sorte era già toccata a quella di largo San Francesco da Paola. Tutti i correntisti verrebbero trasferiti al Matitone, e così si perderebbe un’ulteriore occasione di passaggio davanti alle nostre vetrine: altro che Genova meravigliosa!».

«Il commercio diffuso nei nostri quartieri è in uno stato di salute criticocommenta Massimiliano Spigno, presidente di Confesercenti Genova -. Le chiusure continuano e la desertificazione commerciale è una realtà che non possiamo ignorare. Nel programma che abbiamo consegnato ai candidati abbiamo evidenziato come sia fondamentale avviare un tavolo di confronto per un piano armonico e sostenibile, che rispetti il territorio e integri la grande distribuzione organizzata senza trasformare le nostre aree in cattedrali nel deserto. Serve un’attenzione particolare alla logistica di prossimità e una regolamentazione chiara che garantisca uno sviluppo commerciale ed urbanistico equilibrato. L’amministrazione deve intervenire con politiche di sostegno agli esercizi di vicinato e vigilare sull’applicazione uniforme della normativa regionale, affinché i nostri centri commerciali naturali non vengano svuotati. C’è necessità di fatti concreti per invertire una tendenza che è sotto gli occhi di tutti e confermata da tutti gli studi sulle realtà commerciali. Solo attraverso un’azione decisa e mirata potremo tutelare il commercio locale e immaginare un futuro per i nostri quartieri».

Marco Gaviglio

Rassegna stampa

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